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Botanica

Cupressaceae

Albero descritto per la prima volta nel 1415 ma già conosciuto già in epoca romana.
Albero maestoso, sempreverde, con portamento colonnare e fogliame verde scuro con foglie squamiformi. Il cipresso porta gli elementi maschili e femminili sullo stesso individuo; i coni maschili sono lunghi 3 mm, di forma ovale e di colore verdastro e si trovano sulla punta dei rametti, i coni femminili invece sono di 3-4 cm di diametro, di colore verdastro che con la maturazione diventano prima rosso bruno scuro e poi grigio. Nella cultura popolare sono conosciuti i cipressi “maschi” e i cipressi “femmina” perché ne esistono due varietà: la var. “pyramidalis” (detto cipresso maschio) caratterizzato dai rami molto aderenti al tronco tali da formare la caratteristica chioma affusolata; la var. “horizontalis o fastigiata” (detto cipresso femmina) con rami inseriti nel tronco quasi ad angolo retto e spesso disposti in palchi ben distinti.

Storia

Per la robustezza e compattezza del suo legno viene usato per la realizzazione di mobili, inoltre dai rametti e dai frutti vengono estratti oli dalle proprietà balsamiche. Il cipresso di San Francesco a Verrrucchio in provincia di Rimini ha una targhetta che dice: Piantato da San Francesco nel 1213. Età 800 anni. Circonferenza base cm 530. Altezza 25 mt. È una rarità anche per gli studiosi di alberi. La leggenda narra che Francesco volesse bruciare il suo bastone o il suo cordone per avere un po’ di calore. Ma il bastone o cordone non bruciava. Allora Francesco disse: “Se non vuoi bruciare, cresci”. E il cipresso sta crescendo da 800 anni. L’albero oggi sta ancora in piedi dopo aver perso la cima e grazie anche a tre “stampelle”. Il tronco è legato con filo di ferro e una cintura arrugginita per limitare i danni che l’esercito napoleonico, nell’800, aveva fatto dandogli fuoco. Questo Cipresso, si legge dai giornali di oggi, è stato clonato per donarlo all’attuale papa Francesco. È uscita una piantina alta 40 centimetri diretta discendente del cipresso che 800 anni fa piantò San Francesco.
Cosa sarebbe il paesaggio toscano senza le forme più o meno slanciate dei cipressi isolati accanto alle coloniche contadine o riuniti in boschetti in cima alle colline senesi o in filari doppi che portano alle splendide ville medicee o castelli medievali? Eppure, quest’albero tanto familiare agli occhi dei toscani è oriundo dell’Asia e di Creta anche se coltivato e naturalizzato già in epoca romana.

La Pianta a Castelgandolfo

Nei Giardini il cipresso è usato sia come albero isolato, sia in schiera a formare viali maestosi (Viale delle rose o vicino all’obelisco o alternato a siepi di leccio e lentaggine), sia a formare siepi medio alte o alte. Caratteristica dei Cipressi (quasi tutti var. pyramidalis) dei Giardini di Castelgandolfo è la loro “pettinatura”, una sorta di leggera potatura che rende la chioma molto affusolata e vellutata allo sguardo.

Simbolismo Generale

Le caratteristiche morfologiche e fisiologiche del cipresso hanno contribuito a farne un campione di simbolismo religioso. Ha una forma slanciatissima, quindi simbolo di una tensione continua verso il Cielo; è una pianta sempreverde, simbolo di immortalità e quindi della Grazia del Signore, della Salvezza portata dal Cristo; può avere una vita lunghissima e creare attorno a sé un’”aura” di saggezza che solo i grandi patriarchi che vivono centinaia d’anni possono permettersi di avere. Queste caratteristiche hanno fatto del cipresso l’albero della Vita Spirituale “Io sono come un cipresso sempreverde, grazie a me tu porti frutto” (Os 14, 9). Ancora nell’Antico Testamento in Isaia, 55:13 si legge “invece di spine cresceranno cipressi, invece di ortiche cresceranno mirti”.

Per San Tommaso d’Aquino è un simbolo dei Profeti e Patriarchi (II° sec.); secondo Sant’Ambrogio, protettore di Milano, il cipresso simboleggia la Grazia apostolica (IV° sec.); secondo San Gregorio Magno (VI° sec.) gli eletti in Paradiso; nell’ VIII sec. era un simbolo della Vergine Maria, della Chiesa, di Cristo, delle anime benedette in Paradiso nel XII sec. Un albero così importante dal punto di vista naturale e simbolico ed essendo stato più volte raffigurato anche in immagini del paradiso, fu piantato vicino alle tombe cristiane come segno della speranza nell’al di là e rappresentato sui sarcofaghi. Era anche usato nelle recinzioni per la sua capacità di respingere gli incantesimi.

Importanza Medicinale

I principi attivi più importanti contenuti nei galbuli (i frutti) e nei rametti con foglie sono tannini, flavonoidi, alcoli. olii essenziali. Il cipresso è balsamico, antinfiammatorio delle vie respiratorie, astringente, decongestionante venoso e tonificante dei capillari.
Si usa anche in lavande cicatrizzanti e blandamente antisettiche.
Le forme più utilizzate oltre all’olio essenziale sono l’Estratto Fluido e la Tintura Madre di cipresso.

La Pianta nella Missione del Papato

Tante volte – ha osservato il Santo Padre (Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2024, 02.02.2024) – si finisce per essere una Chiesa che non lascia uscire il Signore, che lo tiene come ‘cosa propria’, mentre il Signore è venuto per la missione e ci vuole missionari”. Il Cipresso, albero sempreverde, racchiude il simbolismo di una Chiesa che sarà per sempre, che può cambiare col tempo ma che non perderà mai la propria spinta “ad gentes”, in virtù della sua Grazia apostolica. La sua forma slanciata poi, suggerisce la tensione dell’insegnamento della Chiesa verso l’alto, radici ben fondate sulla terra ma la chioma protesa verso il cielo, la meta ultima.